La tomba

Probabilmente ci sarà oggi un fuggi fuggi generale nel leggere questo titolo. La tomba. Ai più, soprattutto i lettori dai capelli ancora scuri, tornerà (forse) alla memoria un terribile film italiano di inizio millennio, girato da un Bruno Mattei in fase creativa terminale, un baraccone di luci laser e cartapesta da fare invidia all'attrazione egizia di Gardaland. Ecco lì si poteva trovare tutto il peggio del cinema horror italico condensato in una sola pellicola tra il miserabile e il commovente, il tentare di fare un film anche con un digitale da porno casalingo, l'aggrapparsi ad un passato glorioso di luci e cottillon quando il presente è povertà e gas staccato. Bruno Mattei resterà nei nostri cuori per Virus o altre riuscite follie horror, ma non di certo per La Tomba. State comodi comunque, tirate un sospiro di sollievo e riprendete i pop corn da terra. Oggi si parlerà di un'altra La tomba.

Dobbiamo fare un passo indietro e torniamo ad inizio anni 80, il meraviglioso periodo che ha visto la nascita di tanti capolavori del cinema horror americano, i vari Maniac, Ammazzavampiri e Texas chainsaw massacre 2. Ecco, come in ogni Paese, Italia compresa, per ogni bel film ce n'erano almeno 10 così così e 200 orribili. È una legge universale di compensazione, un po' come quella che sancisce che, per ogni Madonna bestemmiata, un pezzo di Paradiso crolli. D'altronde in quella mecca dorata che era la Hollywood degli anni 80 (o i suoi infimi sobborghi) c'era un regista che muoveva i suoi primi passi, Fred Olen Ray. Quest'uomo leggendario è l'incarnazione del regista tipo da B movie, capace anche di girare cose decenti (il pulp Notte di terrore) ma in cambio di almeno 800 altri film tra il brutto e l'osceno. A lui non importano le belle inquadrature, l'occhio della madre, il montaggio analogico, il particolare degli stivali dei soldati, a lui interessa divertirsi girando sempre e comunque.

Il nostro Roger Corman delle chiappe sode e delle Playmates assassine se ne sbatte i cosiddetti di ogni bonton cinematografico, non c'è nei suoi film una sola sequenza che riporti a Dio, una storia che ti faccia interessare e tenere il culone flaccido sulla poltrona, no a lui interessano i party, le musiche e brigitte brigitte bardot a trenino con il pisello sempre bello barzotto! Questo La tomba è uno dei suoi primi film, arrivato in Italia direttamente in vhs in un'edizione abbastanza indecente a livello di doppiaggio e qualità video. Eppure per La tomba la giusta dimensione è questa: lo scalcagnato mondo dell'home video o delle tv regionali. Prima, nella filmografia di Olen Ray, si poteva solo ricordare Scalps, horror pauperistico sulla vendetta di uno spirito indiano ai danni di un gruppo di ragazzi, un horroraccio fatto di fretta ma non disprezzabile, un passo avanti come intenzioni a quasi tutti i lavori futuri di questo regista. La tomba non è ancora un film sciaguratamente brutto, ma  è comunque un horror sbagliato e sbilanciato, ricco di assurdità a livello narrativo e sciatterie tecniche.

In alcuni poster (compresa la copertina italiana) poi viene dato risalto alla partecipazione della bella e popputa Sybil Danning, fresca fresca del terribile lesbo seguito de L'ululato, anche se la sua presenza nel film di Olen Ray è di una manciata di secondi all'inizio. Facile sparare su un film come La tomba, ma sarebbe ingiusto non evidenziarne i pregi che lo rendono opera da recuperare e piacevole comunque da vedere. In primis il ritmo è veloce e il referente più vicino è L'Indiana Jones di Spielberg con le sue atmosfere a metà tra l'orrorifico e l'avventuroso, facendo i dovuti paragoni naturalmente tra le ambizioni di Olen Ray e la grandezza di un I predatori dell'arca perduta. A questo punto bisognerebbe dire che La tomba ricorda nei momenti migliori uno dei Fulci minori del periodo aureo, quel Manhattan Baby che sapeva, non senza una grande atmosfera, trasportare nei territori del nostro cinema di genere il tema poco sfruttato delle mummie e delle maledizioni egizie, pane più per l'inglese Hammer.

Peccato che La tomba non sia solo un film di grandi momenti, anzi, ma ha dalla sua comunque degli ottimi effetti speciali: come non apprezzare l'arrivo di Nephratis, divinità crudele e sanguinaria, sotto le spoglie di uno spaventoso vampiro o l'idea di uno scorpione sotto pelle? Merito del lavoro svolto dai fratelli Mixon, Bart e Bret, all'opera in seguito anche per lavori più celebrati come il Dracula di Coppola, nomi tutelari nella tecnica ormai desueta della rotoscopia, una specie di proto green screen. Si vocifera leggendo in rete che agli effetti speciali collaborò anche un giovane Robert Kurtzman, il fondatore con Nicotero e Berger della KNB, la maggiore casa di effettistica per horror degli anni 80/90, ma non ho trovato riscontro ufficiale da nessuna parte. Pure il cast è di alto livello: troviamo attori di un certo culto, anche se solo in brevissime sequenze, come Cameron Mitchell, John Carradine e la tettona per eccellenza di Russ Meyer, Kitten Natividad. La protagonista, Susan Stokey, fece poco o niente nel cinema, soprattutto produzioni Olen Ray compreso il poliziesco pre tarantiniano Risposta armata con David Carradine e Lee Van Cleef, mentre la cattivissima Nephratis era interpretata dalla Penthouse girl del 1981, Michelle Bauer, bellissima donna dalla carriera scandita da brutti film (anche di Jess Franco) e porno bondage. Per risparmiare sui trucchi oltretutto si scritturò un'altra attrice più anziana, Katina Garner, per interpretare l'egiziana vampira in versione vecchia! Olen Ray gira con gusto le scene più d'azione e ha un buon gusto nell'abbinare la musica (il bellissimo score di Drew Neumann) con le sequenze più concitate. Ci sono echi di Ammazzavampiri (la scena della discoteca) e un gusto gratuito, da B movie driviniano, nel pensare alle sequenze di morte (l'omicidio della lesbica avventrice a base di serpenti) soprattutto nella commovente  ricerca del nudo a tutti i costi. Atroci invece i dialoghi con una polizia che spara deliranti affermazioni ("Mi dispiace per tuo padre ma siamo ad Hollywood") ed un grado di stupidaggine non proprio comune nel tratteggiare i vari personaggi, anonimi e incolore come pochi altri.

Dispiace perchè il personaggio dell'archelogo spielberghiano, un po' eroe un po' figlio di mignotta, interpretato da David O'Hara non era male ma il suo ruolo è nettamente inferiore alle premesse iniziali pur apparendo persino in copertina alla vhs! Certo è che l'iniziale sceneggiatura di un  Kenneth J. Hall alla sua opera prima (suo per esempio Puppet master) doveva essere diversa dal film girato visto che fu stravolta dal collaboratore di fiducia di Olen Ray, T.L. Lankford, che sembra aggiunse intere sequenze e ne eliminò altre: a lui va la gloria dei già miticizzati dialoghi recitati dagli attori. Altra nota negativa è il finale di agghiacciante velocità e stupidità, con Nephratis che muore arsa viva senza un vero perché e David O'Hara che accende un sigaro sul suo cadavere dicendo "Non volevo bruciasse da sola". La tomba è un film che non consigliereste mai a nessuno, ma che magari potreste trovare persino divertente. È certo un'opera mediocre ma che possiede la follia d tutti quegli scalcinati B movie che uscivano da noi soltanto in vhs. La tomba di Bruno Mattei, per tornare all'inizio, era altrettanto brutta ma mancava di tutto il divertimento scellerato che uno scult deve avere e che a suo modo lo rende immortale.

NOTA:

Una cosa mi ha sorpreso e qualcuno forse mi potrà aiutare a svelare l'arcano: perché all'inizio gli avventurieri entrano nella tomba sotterranea con delle torce

se poi nella sequenza dopo si notano chiaramente delle finestre?

Che Tomba sotterranea è????

Andrea K. Lanza


La tomba

Titolo originale: The Tomb

Anno: 1986

Regia: Fred Olen Ray

Interpreti: Cameron Mitchell, John Carradine, Sybil Danning, Susan Stokey, Richard Hench, Michelle Bauer, David O'Hara, George Hoth, Stu Weltman, Frank McDonald, Victor von Wright, Jack Frankel, Peter Conway, Brad Arrington, Emmanuel Shipov

VHS: Eureka Video



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