Ladrones de Tumbas

Rubén Galindo Jr. e Carlos Valdemar, la stessa coppia a delinquere di Cementerio del terror, scalcagnato ma volenteroso tentativo di fare uno slasher soprannaturale in Messico, tornano a collaborare con questo Ladrones de Tumbas, conosciuto all'estero come Grave Robbers.

Molto molto meglio, possiamo dire. La sceneggiatura ovvio è sempre una scemeggiatura, ma nelle logiche di una serie B gagliarda con molte idee, tanto divertimento per chi guarda e una solida realizzazione. Se Cementerio de terror era palesemente il film d'esordio di un giovane regista che ancora si aggirava spaurito e incapace sul set, Ladrones de Tumba è un'opera più matura, più consapevole e capace, pur senza essere girata in Texas, di essere concorrenziale con gli horror statunitensi.


Siamo in quel magico periodo, gli anni 80, e si respira completamente quell'aria magica di frizzantezza di idee, di sperimentazione, di follie mangiate e riciclate con la salsa splatter a condire tutto. Siamo in un mondo di burger unti e poco studiati, sudici e grondanti olio, capaci di minare le coronarie ma ogni boccone, ogni rozzo boccone diventa un incontro mistico con Dio. Questo è il cinema horror degli anni 80: da Fulci a Peter Jackson, da Fabio Salerno a Rubén Galindo Jr. passando per Paesi, religioni, culture diverse , unite da questa voglia di fare anarchia su pellicola, una rivoluzione che passa più che al cinema nelle vhs, tra le mani incerte e umidicce degli adolescenti brufolosi che con una mano tengono Playboy e con l'altra Fangoria. Gli anni 80 sono il passaparola, sono i videonoleggi di pellicole che non hanno avuto la fortuna di essere viste su grande schermo ma che ruggiscono forte quando il tuo vcr sgarruppato li proietta in un HD che esiste solo nella tua testa di spettatore.

Ladrones de Tumbas non uscì mai purtroppo in italiano, non arrivò neppure il precedente Cementerio de terror che comunque aveva fatto un certo successo in Messico, e lo si scopre ora, dopo 24 anni, con lo spagnolo così così che mastichi e i capelli che non sono proprio più Pirati dei caraibi. Però anche oggi, e chi scrive ha 46 anni, resta un buon film, anzi uno straordinario film messicano del terrore, forse il miglior teen horror slasher anni 80 in salsa mex. Molto piccante, molto gustoso.


Non ci sono nudi è vero, ma il film è così veloce, così selvaggio, così divertente che anche noi, gli amanti del connubio tette e sangue, ce lo facciamo bastare. Rispetto a Cementerio de terror la bella Edna Bolkan è in buona parte in lingerie e negli anni 80, in piena tempesta ormonale, avrebbe ampliato di almeno mille pallini il giudizio finale.

La carta che gioca però Ladrones de Tumbas con maestria è lo spettacolo da fumettaccio anni 70 con morti viventi incazzati, fanciulle urlanti e tanto tanto sano splatter.

Si perdona il look del killer: un saio da monaco di secoli fa che nasconde però incongruentemente un paio di stivaloni da cowboy e dei vistosi jeans moderni. Anche in Cementerio de Terror d'altronde l'assassino artigliato era l'unico, in un obitorio pieno di cadaveri nudi, ad essere vestito. Probabilmente Rubén Galindo Jr. non vuole perdere tempo, ma va bene così: non siamo davanti ad un Kubrick ma in un cinema di bassa macelleria girato con stile.

Sembra all'inizio, e per fortuna il film si riprende subito, di assistere ad un Lamberto Bava edulcorato da Mediaset nel cult degenere Una notte al cimitero. Stessi ragazzi che parlano uno slang tutto loro, stesse ragnatele da carnevalata, ma per fortuna la mano del regista ci sposta dalla tv al cinema con quei movimenti di camera che ci fanno percepire che si sta, fortunatamente, facendo sul serio.

Ci sono echi di Amando de Ossorio e del suo ciclo dei templari ciechi, ma anche di Paul Naschy e de Il terrore sorge dalla tomba diretto da Carlos Aured: un sottofilone gagliardo di resuscitati incazzati che ha come origine La mummia del 1959, più che quella del 1932 con Boris Karloff.


I ladrones de tumbas sono un gruppo di ragazzi, tra i quali anche la figlia di un poliziotto stracazzutissimo. A loro spetta la sciagura di richiamare in vita un monaco satanico con il pallino di far nascere l'anticristo. 

Dopo pochi minuti il film è tutto un urlo e scene creative di omicidio. Incredibili quelle che vedono uno dei protagonisti venire ucciso “dall'interno”,  dalla mano del killer c che si fa spazio tra lo stomaco, con un'esplosione di interiora che fa concorrenza a Tom Savini e le sue prove con il maestro Romero. O ancora quando, in pura dimensione Fulci, un po' alla Aenigma, il muro si rianima strozzando un'altra ragazza.

Il monaco pazzo ha una faccia da zombi, è massiccio come Jason Vorhees e non lo fermi neanche sparandogli un caricatore di una rivoltella come si accorgerà il vero eroe della pellicola, l'attempato Fernando Almada, sceriffo dai baffi neri alla Tom Selleck.

Il killer usa un'ascia che taglia che è meraviglia: sembra la stessa vista in Cementerio de terror che veniva brandita da uno spirito invisibile. Palesemente di cartapesta, Rubén Galindo Jr. maschera la finzione dell'arma nel riuscito make up dei visi accettati.

Il lavoro svolto da Benjamín Benítez e Víctor Manuel Cano è incredibile e concorrenziale: gli effetti di sangue e protesi sono fantastici, non indegni di un qualsiasi Venerdì 13 girato con mille pesos in più di budget.

Ladrones de Tumbas è assolutamente da recuperare anche se non conoscete lo spagnolo tanto basici sono i dialoghi. È qualcosa di così figo che ci dispiace non averne fruito nei nostri famelici16 anni In Italia arrivarono tante brutture da vhs come Lone Wolf di John Callas, ma mai questo. Sarebbe ora che case coraggiose come la Midnight o la Oblivion lo riportassero in vita, nel nostro Paese, magari con uno sfavillante doppiaggio. Se lo meriterebbe.

Andrea K. Lanza



Ladrones de tumbas 

Anno:1989/Messico

Genere: Horror/Slasher

Regia: Rubén Galindo Jr. 

Interpreti: Ernesto Laguardia, Fernando Almada, Edna Bolkan, Erika Buenfil, Andrea Legarreta, María Rebeca, Toño Infante, Tony Bravo, Germán Bernal, Andrés Bonfiglio

Durata: 89 min. 




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