Via Montenapoleone
Sicuramente è sacrosanto infamare i Vanzina (Carlo alla regia ed Enrico alla sceneggiatura) per tutte le brutture, ai limiti del vedibile, fatte dagli anni 90 ad oggi, ma altrettanto ingiusto sarebbe dimenticarsi le cose belle girate negli 80, la loro decade d'oro. Se un loro titolo cult come Sapore di mare è stato abbondantemente rivalutato anche da una critica di vecchi tromboni storici, come il Morandini, rimangono ancora considerati male, se non di più, opere altrettanto riuscite come l'agrodolce Vacanze di Natale, i thriller Mystère e Sotto il vestito niente, lo scatenato Vacanze in America e i sociali Via Montenapoleone, Le finte Bionde e Miliardi.
Sul piano del successo di pubblico niente da dire: chi più, chi meno, questi film hanno portato tanti soldoni nelle tasche dei due figli di Steno e dei loro produttori. Sul discorso invece della qualità, dagli esperti di settore allo stesso pubblico che ha riempito le sale, tutti sembrano unanimi: gran cazzate. Si fa sicuramente un gran generalizzare perché è vero che se, anche all'epoca, esistevano filmetti vanziniani come un Montecarlo Gran Casinò, non tutte le opere dei due fratelli erano ad un livello così desolante. Via Montenapoleone è forse il loro tentativo migliore, insieme a Sotto il vestito niente, di approcciarsi a generi diversi che non fossero la commedia di stampo driviniano. Si parla sempre di ricchi, di un'elite sociale di miliardari, modelle e playboy, ma cercando di non calcare la mano, come in Yuppies - giovani di successo, nel grottesco ridanciano: c'è il tentativo di mettere in scena personaggi veri, con i drammi e le gioie della vita comune, anche nella miserabilità di un contesto sociale di apparenza e superficialità sfoggiata come vanto.
Non esistono poveri nella Via Montenapoleone vanziana, o almeno non sono mostrati, perché l'occhio di Enrico prima e di Carlo dopo, si concentra solo sui ricchi e sul loro mondo, fatto di filippini schiavi, di donne poco emancipate e annoiate, di madri cannibali e sesso masticato come chewingum americano. Qui l'occhio dei Vanzina si concentra su 5 storie parallele sullo sfondo della famosa Via Montenapoleone milanese, la strada delle vetrine più chic del capoluogo lombardo, simbolo di una ricchezza ostentata ed elitaria, la stessa che, in ambiente diverso, avrebbe cacciato e riabbracciato la Pretty Woman Julia Roberts a colpi di American Express, come fossero di bacchetta magica. Si affrontano temi importanti, e a loro modo assolutamente inaspettati da un cinema frivolo di stampo vanziano, come l'omosessualità, senza cadere nel facile cliché della macchietta isterica e coi bigodini in testa alla Michel Serrault. Solo che tutto è lasciato alla superficie: i suicidi sono fuori campo così come le gravidanze che potrebbero sfigurare, e quindi umanizzare, le finte donne, le modelle strafighe che puoi ammirare soltanto sulle pagine di Cosmopolitan. Ecco allora che, in questo mondo alternativo, a un passo dalla fantascienza, si passa dalla scoperta di aspettare un figlio alla scritta "Qualche mese dopo" con il bimbo già bello che sfornato, e la provetta mamma, bella e sfavillante come nessuna partoriente sarà mai.
Anche l'outing del giornalista gay Luca Barbareschi viene liquidato quasi subito con uno scambio di battute tra lui e il direttore del giornale ("Ciak") dove lavora: "Pensavo ti fossi fatto la metà delle mie caporedattrici", "No ma un paio di redattori si". Anche il sesso è qualcosa di alieno: quello omosessuale si limita ad un paio di baci in auto, quello etero a una serie di immagini patinate con la colonna sonora di Phil Collins. E poi le madri, queste madri che soffocano i figli, li frenano della loro libido, ricordano tanto la madre mostro di Braindead di Peter Jackson o la Norma Bates di Psycho: sono a un passo dall'incesto e quel confine viene superato e pragmatizzato dalle amiche che si rivestono del ruolo di madre e amante, come nell'episodio con Corinne Clery, premurosa nave ammiraglia del figlio di Marisa Berenson, amica del cuore. Tutto però, come recitava Rutger Hauer nel finale di Blade Runner, viene dimenticato "come lacrime nella pioggia", sia un tradimento, come nel caso di Carol Alt, purchè salvi le apparenze e la famiglia resti intatta. In quest'ottica una brava moglie non dovrebbe lavorare perché il lavoro spetta agli uomini e il suo valore lo si misura dal saper fare il risotto alla milanese, come ci ricorda l'agghiacciante balia, privata del nome per tutto il film, forse perché di estrazione popolare.
L'episodio migliore è senza dubbio quello con Carol Alt che incontra un seducente playboy, un Fabrizio Bentivoglio in versione glamour, che sciorina frasi fatte e occhioni languidi, ma nel privato, come il Patrick Bateman di Brett Easton Ellis, si diverte a filmare le sue donne e dare loro voti in vhs. Il segmento più comico è dato da Paolo Rossi e dalla terribile Sharon Gusberti, che da lì a qualche anno, lei orecchie a sventola e faccia da cavallo, diventerà la rampolla Zampetti, la sega più ambita della tv con I ragazzi della 3C. È questo di sicuro il dazio da pagare per gli aficionados vanziniani, un cinema di matrice televisiva, fatto di tormentoni da cabaret e l'ombra del Cavaliere sempre dietro l'angolo. D'altronde nel mondo di cartone di Via Montenapoleone la tv non prende mai la Rai ma solo il Biscione, con i televisori che forse hanno solo il tasto 5 da schiacciare. Il film non ci risparmia poi battute su comunisti e un cammeo di Andrea G. Pinketts in versione bavoso coi baffi. La versione tv dura ben tre ore, ma è più compatta e sicuramente meno criptica di quella uscita al tempo in dvd, con le storie meglio sviluppate. Nel suo genere Via Montenapoleone è un film grandioso, inarrivabile, il punto di non ritorno di un cinema superficialmente impegnato che vedrà un flebile tentativo di ripetersi in Miliardi, ma senza essere altrettanto convincente. E' cinema urlato, drammaticamente comico, agghiacciante nel farci vedere come alcuni vivevano quei rampanti anni 80, ma anche comunque un film vero, non gli scherzi che Vanzina e soci ci riservano ora. Per chi scrive uno dei cult della sua vita, senza paura di essere preso a pomodori e uova marce: piacevole e scorrevole, girato anche con gusto glamour non disprezzabile, quasi un'esperienza cinematografica, da prendere o lasciare, ovviamente.
Andrea K. Lanza
Via Montenapoleone
Anno: 1987
Regia: Carlo Vanzina
Interpreti: Carol Alt, Renee Simonsen, Marisa Berenson, Corinne Cléry, Luca Barbareschi, Valentina Cortese, Fabrizio Bentivoglio, Paolo Rossi, Renato Scarpa, Sharon Gusberti, Paolo Tomei, Daniel Gelin, Lorenzo Lena, Gianfranco Manfredi
Durata: 180 min. (versione tv), 104 min. (versione cinematografica)
Commenti
Posta un commento