Notte horror 2023: La casa 5 (Beyond Darkness)

Continua il contributo di Malastrana rated X al giro di blog illustri dedicati a Notte Horror. Come l'altro appuntamento devo cedere il posto al fido Domenico Burzi che di certo non vi deluderà. È tempo di Clyde Anderson, o meglio Claudio Fragasso, con La casa 5, un horrorazzo non disprezzabile su streghe vestite da spose nere e il diavolo che fa tanto L'esorcista. Peggio di La casa 4 ma meglio della 3 del compianto Umberto Lenzi, ma di certo nulla a che spartire con Evil Dead e Sam Raimi. Seguirà in seconda serata su La bara volante dell'amico raptor Cassidy, il lovecraftiano Re- animator 2. Con questo è tutto. Arrivederci al prossimo anno. 

Andrea K. Lanza


Chi si ricorda di “Notte Horror” non può non amare (o detestare) la “C” gigante a forma di falce stampata sui titoli della filiera di sequel apocrifi appiccicati al successo del film di Raimi. Personalmente, ho una predilezione tutta particolare per La Casa 4 di Laurenti, ma il film di Fragasso, qui come Clyde Anderson as usual, mi sollazza piacevolmente dal giorno della prima visione in sala nell’estate del 1990.

Difficile resistere alla possibilità di poter vedere al cinema un film del terrore, dopo la valanga di videocassette ingurgitate dal videoregistratore, e ancora più difficile, almeno per il sottoscritto, resistere al richiamo di quei titoloni sparati sulle locandine, tanto da rimanere basiti di fronte a offerte come La Casa 7 e, soprattutto, La Casa al n. 13 in Horror Street con il “n.” scritto talmente in piccolo da farti pensare di essere rimasto in ibernazione per qualche anno.

Di solito, peschiamo dal passato solo quello che ci fa comodo o ci procura piacere, senza oggettivizzare il presunto valore di un’opera cartacea o cinematografica, basando il giudizio critico sul fattore nostalgia che tanto peso ha avuto (ed ha tuttora) sulla rivalutazione o riscoperta di titoli dimenticati oppure no. Con La Casa 5/Beyond Darkness, produzione Filmirage su distribuzione Artisti Associati International e Gruppo Bema di Achille Manzotti, entriamo in territorio minato, nel senso che, non avendo la capacità di vendere crack ai Blood e ai Crips, non riuscirò mai a far cambiare idea a chi considera la pellicola di Claudio Fragasso e Rossella Drudi un’orrenda ciofeca, come si diceva una volta.



Posso però spezzare una lancia a suo favore, per quel che può valere, poiché La Casa 5, così come quasi tutto il cinema di paura italiano in ambito “Hounted Houses” possiede una matericità che impregna le pareti della casa “posseduta” a New Orleans restituendo all’immaginario collettivo un cinema ctonio, quasi putrido che corrode ogni patina di glamour e di confezione extra-lusso. Si, perché, a conti fatti, ne La Casa 5 non c’è nulla di consolatorio o salvifico, il male, quello con la M maiuscola che alberga nella magione affidata alle cure del giovane Padre Peter e alla sua famiglia, vuole colpire il pastore protestante nei suoi affetti più cari per espiare gli orrendi crimini dei processi di Salem, dove a bruciare sul rogo non sono state solo le streghe presunte tali, ma anche donne e uomini innocenti.

La religione diventa quasi un orpello, anzi, così come enunciato dal gesuita spretato Padre George (un ottimo David Brandon, solo a tratti in zona overacting) una fortezza e una prigione che non aiuta nessuno. Tantomeno i figli di Padre Peter, ovvero il Gene Le Brock di DNA – Formula Letale, per chi scrive bravo e misurato, destinati ad essere la preda ambita dagli emissari di Ameth, il demone tutelare della casa di New Orleans che si è scavato una comoda nicchia nel cervello alcolico di Padre George, amareggiato per non aver potuto o voluto aiutare la pluriomicida Bette sul miglio verde, ad un passo dalla sedia elettrica. Che guardacaso, sembra avere una sospetta somiglianza con la Sexy Sadie/Susan Atkins di mansoniana memoria.



Per contrappasso, il buon gesuita ci finirà sulla vecchia old sparky, arrostendo e delirando, prima di trovare la pace eterna (o forse no), una volta completato l’esorcismo in team up a distanza con l'anziano Padre Jonathan (Stephen Brown), per liberare il piccolo Martin (Michael Stephenson da Troll 2) dalla nefasta influenza di Ameth.

Sia dato a Claudio quel che è di Claudio. La regia di Fragasso è dinamica, mai noiosa e in alcuni casi, vedi il sogno di Carole (Theresa F. Walker) in cui si ritrova in una bara circondata da figure ammantate di nero nel bosco adiacente la magione, ricca di spunti e influenze che rimandano direttamente alla dimensione favolistica propria del genere, con una casa nel bosco provvista di un forno in cui forse sono stati cotte e mangiate frotte di bambini.

Vostro Onore, non aggiungo altro. Chi vorrà potrà riscoprire gli orchi della casa apocrifa. Gli oppositori, giustamente, continueranno a lapidare le "Case" con la falce farlocca. Anche se, in queste afose Notti Horror, la nostalgia canaglia per i "pidocchietti" dove poter assistere ad uno spettacolo horror sprofondato in poltroncine lise e consumate, risulta quasi (troppo) dolorosa. Buona visione.

Domenico Burzi



La casa 5 (Beyond Darkness)

Regia: Clyde Anderson (Claudio Fragasso)

Interpreti: David Brandon, Gene Le Brock, Barbara Bingham, Michael Stephenson, Stephen Brown

 Italia, 1990, durata 85 minuti.



Commenti

  1. Una fragassata è però pur sempre una fragassata. Raramente ho letto una recensione di un suo film in termini positivi e, da esperienza personale, posso dire di non aver mai visto un film suo su cui non sono riuscito a sparare a zero. Questa invece sembrerebbe un'anomalia. Che dici? Gli do una chance?

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    1. Oddio. Io personalmente mi diverto di più con Non aprite quella porta 3 o After death. Questo ha molte cose buone ma anche molte banali. Se dovessi consigliarti un Fragasso decente punterei tutto su Teste rasate che è oltretutto un horror camuffato da film impegnato neo neo realista

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  2. Anch'io lo vidi al cinema in villeggiatura, come anche la n°3... mentre la 4° la persi perchè eravamo già tornati in città, purtroppo. Lo recuperai successivamente in TV. Comunque , tornando al film in oggetto, é il mio preferito... pieno di atmosfera e di pathos. L'unica cosa che mi scocciò quando lo vidi in TV fu l'accorgermi che c'era un twist post crediti che in sala sforbiciarono... anche se l'inquadratura mi fece comunque intuire che qualcosa poteva accadere.

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