La maledizione di Erika (Lady Terminator)

In un antico paese d’ oriente una regina chiamata “La Regina dei Mari del Sud”, soddisfaceva la propria libido consumando gli uomini ed evirandoli a fine rapporto. Una volta sconfitta, il suo spirito, possiederà una giovane vergine e la renderà un’ essere sovrumano immune a qualsiasi arma, dalla forza di 10 uomini e dagli occhi a raggi laser. La neo “terminator”, cercherà così la discendente dell’ eroe che sconfisse la regina anni e anni prima, ovvero Erica, una giovane cantante da locale notturno che avrà la fortuna infinita di essere protetta da un tenace poliziotto.

(Cinemazoo)

Esistono visioni scellerate che mai penseresti vedere spuntare fuori dall'inferno delle vhs e che invece fanno capolino anche nel mercato dei dvd con la pulizia dell'immagine che fa invidia alle produzioni più ricche.

La maledizione di Erika (o Lady Terminator) è stata restaurato dalla Oblivion Grindhouse in un disco magnifico che manda in pensione le precedenti edizioni in videocassetta della Number One. Forte di un comparto extra notevolissimo che vede anche le scene alternative girate per il mercato indonesiano, questa pellicola non ha mai vissuto, in Italia, un trattamento così principesco.

La pellicola di H. Tjut Djalil, autore di un interessante Mystics in Bali, girato ad inizio anni 80, non è così disprezzabile come la si descrive il più delle volte: è veloce, è splatter, è divertente, è una visione così zozza da conquistare il cuore degli appassionati della serie B.


Certo, ci si possono fare tutti i giri pindarici che si vuole, far finta che la parte fantasy predomini sul resto dell'azione, ma è evidente che questo film è soprattutto una versione femminile, spudoratamente simile nel suo procedere, del
Terminator (1984) di James Cameron. Rispetto ai nostri ripoff girati da Bruno Mattei però lo scarto è evidente: La maledizione di Erika è più elegante, ma sempre ferinamente anarchico.

Resta il dubbio che la storia abbia preso l'andazzo che conosciamo solo dopo, a film già messo in produzione, alla luce anche di un intro dai toni completamente diversi che mostra una certa regina dei mari del Sud, che uccide gli occasionali amanti, dopo il coito, grazie ad un serpente celato nella sua vagina (ma nell'edizione originale, più casta, si trova nell'ombelico).

Leggendo in rete scopriamo che questa figura fiabesca, ispirata alla principessa di Pajajaran, una donna molto bella che però soffriva di lebbra, si chiama Nyi Roro Kidul. Viene descritta a volte come una sirena con la parte inferiore del corpo però simile ai rettili, una creatura estremamente letale.

Non si capisce perché nel film sia la regina dei mari del Sud che la sua ossessione, la cantante Erika, siano interpretare dalla stessa attrice, Claudia Angelique Rademaker, mentre la versione Terminatrix invece da Barbara Anne Constable, una cosa che cozza con la trama.

Sempre nel prologo, dopo che il suo ultimo amante, un occidentale, è sfuggito dalla morte trasformando il mortale serpente in un coltello, la donna gli lancia una terribile maledizione: la pronipote dell'uomo morirà e in maniera cruenta. Così dicendo, un po' come la strega de La bella addormentata nel bosco, la creatura sparisce per riapparire poi negli anni 80, sempre sotto forma di rettile, mentre penetra letteralmente una bella antropologa e la trasforma in Lady Terminator, una popputa macchina da uccidere che ogni tanto si accoppia con qualcuno.


Folle, senza senso, con le idee che non sai mai perché appaiono per essere dimenticate come la presenza di un medaglione che dovrebbe uccidere la regina, ma che serve a ben poco, o l'idea improvvisa che il coltello serpentesco la possa fermare senza che se ne spieghi il perché.

C'è ovviamente molto James Cameron (ad un certo punto la ragazza si toglie un occhio ferito per ripulirlo), ma anche il Sam Raimi di Evil Dead e ovviamente il cinema made in Hong Kong, funambolico, violento e devastante, che fa capolino nelle sparatorie.

Degli attori sappiamo poco, ma Barbara Anne Constable, intervistata dal blog https://damnthatojeda.wordpress.com/ rivela che aveva accettato il ruolo perché sicura che il film non avrebbe superato i confini dell'Indonesia. Lei, ex modella per Penthouse, è la cosa migliore del film: perfetta quando recita il copione alla Schwarzenegger, a suo agio nei panni della nudissima seduttrice infernale. Il suo corpo perfetto in costume da bagno nero, con le gambe spalancate, in attesa del serpente che la muti, sono visioni che, alle 4 del mattino, con l'insonnia e il caffè, ci appaiono non solo belle ma anche poetiche.

H. Tjut Djalil gira bene, ha una certa eleganza nella regia che ricorda il Fulci di Aenigma con i colori e le nebbie irreali che cozzano dapprima con le scene action, ma poi si amalgamano perfettamente nel surrealismo urbano della messa in scena.

Esaltante malgrado il dejà vu durante le sequenze più dinamiche, scellerato nelle scelte visive con raggi laser che vengono sparati dagli occhi della Terminatrix come in uno sci-fi di Cozzi, deliziosamente horror quando trasforma  la cattiva non in uno scheletro meccanico, ma in uno zombi di carne bruciata. La maledizione di Erika diverte e tanto, osa persino nel riplasmare la materia cameroniana con un inserto tipicamente indonesiano che vede un santone combattere contro la terribile regina dei mari per poi essere castrato con lo sguardo alla Jeeg Robot d'acciaio della donna.

Certo gli attori non recitano, sono atroci, la sceneggiatura è confusa, c'è un siparietto musicale di Claudia Angelique Rademaker che canta per quasi dieci minuti un'atroce canzone, i dialoghi sono indecenti e ridicoli, meglio rivedere Terminator, l'originale, ma se vi tappate il naso e vi godete l'infimo, Lady Terminator è uno spasso!

Andrea K. Lanza



La maledizione di Erika (Lady Terminator)

Titolo originale: Pembalasan ratu pantai selatan(colore) 

Titoli alternativi: Shooting Star, Terminator Woman, The Revenge of the South Seas Queen, Nasty Hunter

Regia: Jalil Jackson (H. Tjut Djalil) 

Interpreti: Barbara Anne Constable, Christopher J. Hart, Claudia Angelique Rademaker, Joseph P. McGlynn, Adam Stardust, Ikang Fawzi 

Anno: 1988 

Genere: horror 

Durata: 82 min. (Indonesia)







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