Notte Horror 2023: Dovevi essere morta

Sono davvero emozionato di partecipare ancora con i miei fratelli di blog alla rassegna Notte horror. Come sempre l'appuntamento è il martedì, purtroppo senza Festivalbar, alle 21 e alle 23. A me tocca questa volta la tarda serata, ma con un film importante, uno di quelli che mi hanno fatto amare il cinema horror, Dovevi essere morta di Wes Craven. Purtroppo, causa troppo lavoro arretrato, non sarò io a recensirlo, ma una delle penne che stimo di più, Domenico Burzi, colui che con me nel 2013 o giù di lì creò l'idea di Malastrana vhs. Con la nascita frizzante di Malastrana rated X posso tornare, blog puro e sincero, a ricoprire questo spazio assieme ai miei meravigliosi compagni di avventure. La prossima volta il 5 settembre, alle 21 stavolta, toccherà a La casa 5 di Fragasso, ma oggi in prima serata è il turno del meraviglioso Il blog di Tony con Friday 13th parte 6 ovvero Jason vive. Prima di lasciarvi a Domenico e alla Sam robot dello struggente melò teen di Craven, vi ricordo che nelle settimane scorse probabilmente vi siete persi delle straordinarie recensioni: il 4 luglio c'è stata La bara volante con Killer Machine e Il Bollalmanacco di Cinema con Nightmare 6, l'11 luglio Il Zinefilo con Waxwork e Solaris con Ring, 1'8 luglio La fabbrica dei sogni con Hellraiser III e per chiudere The Obsidian Mirror con il baviano La casa con la scala nel buio. Vi lascio sotto il cartellone della rassegna. Buona lettura e alla prossima!

Andrea K. Lanza


Dovevi Essere Morta si rivelò un progetto a “doppio taglio” per Wes Craven. In cerca di una agognata riabilitazione da squallido exploiter a regista degno di lavorare con un Major (in questo caso la Warner Bros.) Craven accettò di girare questo Deadly Friend affidandone la sceneggiatura a Bruce Joel Rubin. Ma il tentativo di realizzare una storia d’amore macabra servita con una confezione mainstream affondò a causa di un piccolo dettaglio: il suo nome.

Quando i piani alti si accorsero di chi avevano realmente per le mani, imposero una serie di re-shoots e cambiamenti di tono che, a sentire Craven e Rubin, alterarono irrimediabilmente l’anima “originaria” della pellicola (leggete senza indugi la ricostruzione degli eventi redatta da Joseph Maddrey in Deadly Friend: An Autopsy). Che, almeno per chi scrive, rimane uno film più interessanti e meritevoli di analisi nella filmografia del regista di Clevelando, Ohio.




Il film è, in realtà, farina del sacco della scrittrice Diana Henstell, autrice di Friend ovvero il bastione su cui poggia tutta la struttura di Deadly Friend, una struggente storia di amicizia e morte tra due bambini vittime del cinismo infinito degli adulti. Paul “Piggy” Conway, figlio di divorziati, si trasferisce in altra città con la madre nevrotica; bullizzato da coetanei e adulti, Piggy trova conforto nell’amicizia con Samantha, a sua volta vittima di crudeli abusi da parte del padre. Quando la giovane amica viene uccisa senza pietà dal genitore alcolizzato, Piggy, un piccolo genio delle cibernetica, risveglia Samantha innestandole un microchip appartenuto al robot da lui stesso creato e distrutto dal vicino. Che Craven e Rubin volessero creare un’opera lontana dall’horror tout court (leggi Nightmare – Dal Profondo della Notte) è sostanziato dalla fedele trasposizione dell’atmosfera malinconica e crepuscolare del testo originario, con qualche inevitabile e necessario cambiamento per accontenatre una certa area demografica del pubblico pagante. Quindi, via i bambini dentro gli adolescenti (Matthew Laborteaux e Kristy Swanson).

Ma chiunque si aspettasse giovani in fregola sminuzzati da killer mascherati o entità soprannaturali rimase confuso dalla visione di Deadly Friend, dove i sottotesti sessuali che pure ci sono, vengono centellinati ad arte e relegati alla sfera degli adulti ovvero padri incestuosi e madri annoiate o assenti. Craven, cercando di allontanarsi il più possibile dalla sua “creatura”, circumnaviga il problema di base, ma approda inevitabilmente su lidi noti e temuti. La stessa suburbia di A Nightmate On Elm Street ricompare tale e quale in Deadly Friend raddoppiandone la grettezza e la meschinità. La storia d’amore impossibile tra Paul e Samantha è ostacolata da genitori alcolizzati, bulletti di quartiere, polizia inutile e una fiducia positivista nella scienzia che risulta alla fine una prigione ed un’arma a doppio taglio. Come si diceva in apertura. Craven guarda a Starman di Carpenter ma si ritrova ancora con i piedi immobilizzati nel pantano di Elm Street. Il che non è necessariamente un male, poiché Deadly Friend, pur non rappresentando al cento per cento la visione del Craven “autore”, riassume in maniera brillante i topoi della sua opera.



Macabro” è un aggettivo abusatissimo che si adatta perfettamente al cinema di Craven, citando la Treccani, macabre dalla locuzione danse macabre, alterazione di danse de Macabré, propriamente detto di una raffigurazione della morte in forma di scheletro o per estensione, di cosa o visione spaventosa, sia per la presenza di cadaveri, sia perché truce, orrida in sé. Cose c’è di più orrido e truce di un gruppo di debosciati che mangiano e bevono dopo aver massacrato due ragazze, di un subumano che stacca la testa di un canarino a morsi bevendone il sangue in modo osceno, di un letto che erutta un geyser di sangue. Sono immagini dalla grande valenza simbolica, in grado di colpire il pubblico sotto la cintura, grattando via la patina di perbenismo borghese rivelando un affresco malsano degno di Buono Legnani.

Craven non è mai stato un regista “citazionista” sia per formazione culturale sia per il suo apprendistato nella sottocultura del cinema di pura exploitation, ma Deadly Friend regala attimi di sublime ingegno e sottili spaventi gotici degni di entrare nel pantheon del cinema horror degli anni ottanta, a patto di immergersi nel gotico suburbano allestito da Wes Craven speziato con una malcelata ironia che molti rischiano di non comprendere o derubricare come goffaggine. Vedere per credere la famigerata scena dell’esecuzione di Anne Ramsey, nel ruolo della megera Elvira Parker; in casa, da sola, corrosa dal rancore e dalla cattiveria, ha dapprima un visione di Samantha, ormai risvegliata e pronta a calare l’ascia della vendetta, dietro alla finestra della casa di fronte. Rifugiatasi nella sua tana, Elvira imbraccia la fedele doppietta pronta a reprimere ogni trasgressione del suo status quo, ma un pallone da basket rimbalza misteriosamente nel salotto, annunciando la morte come Operazione Paura di Mario Bava e diventando di fatto veicolo di vendetta e distruzione, spappolando il cranio della vecchia così come la stessa Elvira aveva “scoperchiato” il cranio di BB, il robot/vendicatore/protettore costruito da Paul come sostituto della figura paterna, portando così, indirettamente, alla creazione di Samantha. Con un crane shot Craven si allontana dalla veranda di Elvira per entrare direttamente nella camera di Paul raggiunto tramite una morbida carrellata che lo trova a letto addormentato; lo stesso pallone da basket, foriero di cattivi presagi, entra rimbalzando sul pavimento entrando direttamente nell’inquadratura, Paul si sveglia e vede qualcosa che gonfia le lenzuale insinuandosi subdolamente nel letto, gonfiandolo come un ventre gravido. Levate le lenzuola, Paul, inorridito, vede il padre di Samantha, carbonizzato perché in precedenza ucciso per vendetta dalla figlia, scavarsi una via di ritorno sbucando dal letto. Ancora una volta Elm Street. Ancora una volta incubi (imposti dalla produzione). E qui torniamo al Craven inedito (o quasi) citazionista. Quando Paul mostra con malcelato orgoglio al suo amico Tom quello che è diventata in realtà Samantha, Craven riprende l’entrata in scena di Kristy Swanson come se stesse filmando Elsa Lanchester in La Moglie di Frankenstein.

Deadly Friend potrebbere essere, ed in parte lo è, considerato come una nota a margine nella filmografia di Craven, ma pur non toccando le vette struggenti del romanzo, in cui, nel finale, Piggy insegue Samantha nel bel mezzo di una bufera fino a gettarsi con lei nel fiume comprendendo finalmente che “cosa è l’amore vero”, regala al pubblico uno spaccato adolescenziale triste e malinconico che Carrie White (ampiamente citata nel finale appiccicato dalla produzione) potrebbe perfino apprezzare, magari salutando con un cenno di riconoscimento la giovane Samantha nei lunghi corridoi della scuola.

Domenico Burzi


Dovevi essere morta

Regia: Wes Craven

interpreti: Kristy Swanson, Matthew Laborteaux, Michael Sharrett, Anne Twomey, Anne Ramsey

Titolo originale: Deadly Friend

USA, 1986, durata 88 minuti










Commenti

  1. Della casa 5 mi occuperò io, ma ora sto terminando il mio romanzo di Kung fu ambientato in Sicilia. Una follia. Craven è uno dei miei registi preferiti e Dovevi essere morta diventa più bello ad ogni visionare. Solo che da ragazzino aveva un fascino unico. Spero sempre in Deadly friend 2, magari diretto da Kevin Williamson

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  2. Questo film è un pezzo di cuore, beccato per puro caso in videoteca all'incirca nel 1990 e subito amato: per anni è stato l'unico film a me noto di Wes Craven! Amavo le 4 Grandi C (Carpenter, Cameron, Craven e Cronenberg) ma tutti per i film "sbagliati", cioè non quelli citati dalle riviste giuste :-P
    Kristy Swanson ancora oggi la adoro e la seguo negli stupidi filmetti televisivi che TV8, Rai2 e TopCrime mandano di tanto in tanto, è ancora una donna stupenda e per me sarà sempre Bibi...

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  3. P.S.
    L'ho citata e l'ho evocata! La prossima domenica Kristy Swanson alle 15.35 sarà cattivissima su Rai2, ne "Il lato oscuro della mia matrigna" (2018), invece sarà grintosa mamma d'azione alle 17.40 su TopCrime ne "Il volto dell'assassino" (2015). Un double feature imperdibile per chi si è innamorato di Bibi ^_^

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  4. Kristy Swanson forever and ever!! Peccato che la sua carriera sia scivolata nella zona Z

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  5. Ciao^^
    Finalmente riesco a leggerti! Ho veramente poco tempo.
    Non conoscevo il film, a dir la verità, ma sono un fan di Craven, è un regista visionario che riusciva a passare tra un film all'altro dalla crudezza più realistica alla visione più onirica; bell'articolo :)

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  6. Visto poco tempo fa, non male, e per essere un film "minore" si fa tuttavia abbastanza ricordare ;)

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